Trump firma la maxi legge agevolazioni: ecco quanto incassano davvero le Big Tech americane

Stefano Orlandi

Novembre 10, 2025

Nel cuore del Campidoglio la discussione si è chiusa con poche formalità: il piano fiscale voluto dalla maggioranza repubblicana è diventato legge. Nelle commissioni e sui banchi del Parlamento si è parlato soprattutto di numeri e di sgravi, ma fuori dai corridoi la questione ha un volto concreto: accesso al cibo, cure mediche, e servizi sociali di base. Chi osserva la scena dal di fuori percepisce che non si tratta di una variazione tecnica del codice tributario, ma di una redistribuzione di risorse su larga scala.

Quella norma approvata dal Congresso si chiama Big Beautiful Bill e porta la firma politica di Donald Trump e del suo staff. Il pacchetto contiene misure eterogenee, ma la parte che ha acceso il dibattito riguarda gli sgravi fiscali spettacolari conceduti alle grandi imprese, in particolare ai colossi tecnologici. Un dettaglio che molti sottovalutano è quanto queste misure possano tradursi in risparmi ingenti per poche aziende, invece che in trasferimenti diretti alle famiglie più fragili.

Su questo fronte è intervenuta Elizabeth Warren, che ha preso a calcolare gli effetti pratici della legge. Il suo ragionamento non è teorico: mette a confronto cifre di bilancio aziendale e bisogni sociali elementari. È una modalità che costringe a guardare ai numeri in modo diverso, e che sposta il dibattito dall’ideologia alla concretezza delle scelte pubbliche. Un fenomeno che in molti notano solo nella vita quotidiana quando si confrontano file alle mense e bilanci aziendali in crescita costante.

Il conto delle grandi aziende

Le stime citate dalla senatrice confrontano i risparmi fiscali delle piattaforme digitali con prestazioni sociali fondamentali. Secondo quei calcoli, Google: 17,9 miliardi di dollari di minori tasse solo in un anno; la cifra non è astratta: può essere tradotta in prestazioni sociali concrete. Sempre secondo gli stessi conti, Amazon: 15,7 miliardi e Microsoft: 12,5 miliardi sono gli altri risparmi di punta, somme che sulle carte appaiono come agevolazioni fiscali ma nella vita reale significano meno entrate per i servizi pubblici.

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Il sistema è stato pensato per garantire pagamenti anche in caso di interruzioni governative. – adbve.it

Per rendere l’idea, i risparmi attribuiti a Google sarebbero stati sufficienti a finanziare i sussidi alimentari del programma SNAP per milioni di persone: secondo il confronto, circa 7,5 milioni di beneficiari in termini di copertura annua. Per Amazon la stessa logica porterebbe a coprire 6,6 milioni di persone con i medesimi sussidi, mentre Microsoft arriverebbe a 5,2 milioni. È una comparazione che rende visibile il trade-off tra agevolazioni per le imprese e spesa sociale.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che questi numeri sono immediatamente traducibili in file davanti ai banchi alimentari o in attese ai servizi sanitari locali: il denaro non è solo cifra in bilancio, ma possibilità reale di accesso a risorse primarie. Ecco come la politica fiscale incide sulla quotidianità di milioni di persone.

La battaglia politica sullo shutdown

Il tema assume una nuova urgenza nel contesto dello scontro sul finanziamento del governo: i sussidi alimentari sono al centro della contesa che accompagna uno stato di shutdown parziale delle funzioni federali. Nel dibattito pubblico emergono due questioni tecniche ma decisive: la continuità dei pagamenti e la disponibilità di fondi di emergenza.

Nel corso dell’anno, il programma SNAP serve decine di milioni di persone; i numeri citati parlano di circa 41,7 milioni di americani che ne fanno uso ogni mese. L’ultima rendicontazione indica che la spesa federale per quei benefici ha raggiunto quasi quasi 100 miliardi di dollari nel periodo considerato. È una scala che spiega perché le decisioni parlamentari su sgravi e bilanci abbiano impatti immediati sulla vita quotidiana.

Il sistema è stato pensato per garantire pagamenti anche in caso di interruzioni governative, grazie a meccanismi di emergenza: però, sul terreno politico, c’è chi cerca di limitare o bloccare l’erogazione, e uno scontro legale si è già sviluppato. Un dettaglio che molti sottovalutano è la presenza di ordini giudiziari che tentano di far rispettare le norme di continuità, eppure l’esito dipende anche da decisioni politiche e contenziosi in corso.

Alla fine, la scelta di destinare risorse sotto forma di sgravi alle grandi imprese invece che a fondi sociali ha una conseguenza visibile: cambia il quadro delle priorità pubbliche e determina dove e come si vedono le risorse sulla pelle delle comunità locali, dalle mense ai servizi sanitari.