250 volt da una goccia di pioggia: la nuova tecnologia cinese che produce energia senza peso

Elettricità

Energia elettrica dalla pioggia-adbve.it

Franco Vallesi

Novembre 8, 2025

Funziona anche nei laghi e in mare, pesa pochissimo e accende 50 LED con poche gocce: è la nuova frontiera dell’energia rinnovabile.

Potrebbe bastare una semplice pioggia per produrre energia elettrica. Il nuovo dispositivo sviluppato in Cina promette proprio questo: generare elettricità sfruttando l’impatto delle gocce d’acqua su una superficie galleggiante.

I test sono reali, i risultati sorprendenti. Il prototipo si chiama W-DEG, acronimo di Water-integrated Droplet Electricity Generator, ed è stato messo a punto dal team dell’Università di Aeronautica e Astronautica di Nanchino. A differenza delle soluzioni precedenti, rigide e costose, questa nuova tecnologia è leggera, scalabile e funziona ovunque ci sia acqua: pioggia, laghi, mari. Una svolta silenziosa, ma potenzialmente rivoluzionaria.

Il generatore che usa la pioggia come fonte e come struttura: così funziona il W-DEG

A rendere il progetto W-DEG diverso da tutto ciò che si è visto finora è il modo in cui l’acqua viene utilizzata. Non solo come sorgente di energia meccanica, ma come parte integrante del sistema. In pratica, l’acqua stessa diventa l’elettrodo attivo, un elemento strutturale del circuito. Quando le gocce cadono sulla superficie dielettrica del generatore, la loro energia cinetica si trasforma in carica elettrica. Gli ioni contenuti nell’acqua fungono da conduttori, mentre la tensione superficiale e l’incomprimibilità del liquido aiutano a sostenere l’urto. Il risultato? Una tensione di 250 volt per goccia.

Energia
Traliccio dell’elettricità-adbve.it

È un sistema sorprendentemente efficace, in grado di competere con dispositivi terrestri tradizionali. Ma con un vantaggio notevole: pesa l’80% in meno e ha costi dimezzati. I materiali impiegati sono semplici, il design è pensato per galleggiare senza vincoli strutturali, e la gestione dell’acqua in eccesso avviene tramite microfori di drenaggio, che impediscono all’apparato di sommersi o perdere efficienza sotto la pioggia intensa. Non richiede collegamenti a reti elettriche, non occupa suolo, non interferisce con il paesaggio.

I test condotti mostrano risultati concreti: un singolo modulo da 0,3 metri quadrati è riuscito ad accendere 50 LED contemporaneamente e a caricare condensatori in pochi minuti. Collegando più unità in serie, la produzione può crescere rapidamente, rendendo il W-DEG un’opzione concreta per alimentare sensori, boe, sistemi di monitoraggio ambientale, o piccole infrastrutture nei pressi di laghi, bacini idrici, coste o zone tropicali ad alta piovosità.

Il vantaggio più rilevante è proprio la scalabilità naturale: dove piove, il sistema si attiva. Dove c’è acqua, galleggia. E quando non serve più, può essere smontato senza lasciare tracce.

Una tecnologia leggera, distribuita e pronta a convivere con solare ed eolico

La visione del team guidato dal professor Wanlin Guo è chiara: il W-DEG non vuole sostituire le rinnovabili classiche, ma completarle. In aree dove il sole è incostante o il vento scarso, la pioggia può colmare il vuoto. Le condizioni meteorologiche che oggi rappresentano un limite per il fotovoltaico possono diventare un’opportunità. Anche per questo motivo il dispositivo è stato pensato per funzionare in qualsiasi condizione naturale, incluse acque torbide, salmastre, stagnanti o contaminate da microrganismi. L’assenza di parti metalliche complesse riduce il rischio di corrosione, mentre l’autonomia e la leggerezza aprono scenari del tutto nuovi per l’energia distribuita.

I ricercatori sottolineano anche la modularità: i W-DEG possono essere installati in modo flessibile, senza dover modificare l’ambiente circostante. Non servono piattaforme, né sostegni. Si appoggiano sull’acqua, producono energia quando piove, si auto-smantellano in automatico se le condizioni cambiano. Un’architettura pensata per il futuro, compatibile con ambienti naturali, parchi, riserve o zone difficili da elettrificare.

Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista scientifica National Science Review. I test sono ancora in fase di laboratorio, ma le applicazioni pratiche non sono più un’ipotesi lontana. In una prospettiva dove il clima cambia e la pioggia diventa sempre più imprevedibile, trasformarla in energia potrebbe essere non solo utile, ma necessario. La sfida ora è portare il W-DEG dal banco di prova alla produzione su scala, mantenendo semplicità e bassi costi.