Un’opzione nascosta in una build sperimentale di WhatsApp ha riacceso il dibattito su come funzionerà la messaggistica nell’Unione Europea: la piattaforma potrebbe presto permettere di comunicare direttamente con utenti di altre app, tra cui Telegram. La scoperta nasce dall’analisi di una versione beta per Android, ma manca ancora una conferma ufficiale da parte di Meta. È una notizia che interessa milioni di utenti in Italia e nel resto d’Europa, e mette al centro il rapporto tra regolazione e tecnologia.
Cosa cambia per gli utenti
Nel file della beta Android individuato dai ricercatori di Wabetainfo è comparsa una voce che consente di attivare l’integrazione con app di terze parti. Se la funzione venisse attivata su larga scala, si potrebbe inviare un messaggio di testo o una nota vocale da WhatsApp a un contatto che usa un’altra app, senza dover cambiare conversazione o installare software aggiuntivo. Lo raccontano gli esperti che analizzano le versioni sperimentali: al momento si parla di funzionalità essenziali come foto, video e documenti, mentre elementi più complessi come adesivi e stati resterebbero fuori.

Un dettaglio che molti sottovalutano è che le chat di gruppo potrebbero funzionare solo se tutti i partecipanti attivano l’integrazione: questo significa che la disponibilità reale dipenderà dalla diffusione della funzione tra i contatti. Anche la versione beta citata porta con sé limiti tecnici già noti: connettività, versioni diverse dell’app e impostazioni di privacy personali possono incidere sulla qualità dello scambio. In Italia, dove molte attività commerciali usano WhatsApp per il contatto con i clienti, la possibilità di non dover passare a un altro servizio rappresenta un vantaggio pratico, ma non risolve automaticamente tutte le incompatibilità d’uso.
Privacy e compatibilità tecnica
Per salvaguardare la sicurezza delle conversazioni, la funzione dovrebbe richiedere che le piattaforme esterne adottino il protocollo Signal o un sistema di crittografia compatibile. Questo è il punto centrale: l’interoperabilità non può compromettere il livello di protezione che gli utenti si aspettano da WhatsApp. In pratica, le app terze dovrebbero essere in grado di negoziare chiavi e cifrature in modo conforme agli standard attuali, altrimenti lo scambio non sarebbe possibile o verrebbe limitato. Lo spiegano tecnici del settore: la crittografia end-to-end riguarda sia il contenuto dei messaggi sia alcune pratiche legate alla gestione delle chiavi e dei backup.
Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno, nella manutenzione delle app, è la difficoltà di mantenere compatibilità tra versioni diverse: aggiornamenti, formati multimediali e meta-dati non uniformi possono creare errori. C’è poi la questione della fiducia: per essere interoperabili le piattaforme terze necessitano di un livello minimo di certificazione e di controlli, soprattutto per limitare abusi e spam. Le regole introdotte dal Digital Markets Act spingono proprio verso questa direzione, imponendo agli operatori soggetti a obblighi di apertura di garantire connessioni sicure e operative con altre app.
Impatto sull’ecosistema e prossime mosse
L’apertura alle altre app potrebbe cambiare qualche abitudine consolidata: meno barriere tra servizi significa che gli utenti potrebbero scegliere l’app in base a preferenze di interfaccia o comunità, senza perdere la possibilità di restare in contatto con chi usa alternative. Per le aziende italiane e per i piccoli commercianti che utilizzano WhatsApp per gestire clienti e ordini, l’interoperabilità sarebbe un elemento pratico: meno passaggi per parlare con fornitori o consumatori che preferiscono altre piattaforme.
Un aspetto che sfugge a chi vive in città è l’effetto sulle reti: l’aumento di messaggi multimediali cross-platform può incidere sul traffico dati e sui tempi di consegna, soprattutto in aree con connessioni instabili. Wabetainfo indica che la funzione dovrebbe essere attivata dopo test interni e ottimizzazioni; resta però il fatto che ogni implementazione richiederà scelte tecniche precise e un calendario deciso da Meta. Nella pratica, l’utente finale probabilmente dovrà abilitare la voce nelle impostazioni per partecipare all’interoperabilità, e le chat di gruppo richiederanno una conferma collettiva. È una modifica che molti osservano con attenzione in Europa e che, nella vita quotidiana, potrebbe semplificare scambi e contatti, pur lasciando sul tavolo questioni di compatibilità e controlli da risolvere.
