L’Europa volta pagina: boom del solare, il gas russo sparisce e arriva la rivoluzione energetica

L’Europa volta pagina: boom del solare, il gas russo sparisce e arriva la rivoluzione energetica

Luca Antonelli

Novembre 10, 2025

Nel paesaggio agricolo e industriale europeo, i pannelli che ricoprono tetti e campi hanno cambiato ruolo: non sono più solo infrastruttura di nicchia ma la spina dorsale di un sistema energetico in trasformazione. Lo mostrano i dati della Commissione europea, che raccontano un cambio di passo concreto nella produzione elettrica e nella strategia di approvvigionamento. La transizione non è uniforme, ma il segnale è chiaro: l’Europa sta puntando a ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili e a spostare il baricentro verso fonti rinnovabili, con effetti visibili nei contatori delle reti e nelle pianificazioni pubbliche.

Il sorpasso del solare e i numeri che contano

Il fotovoltaico è diventato il punto di svolta: per la prima volta, a giugno, l’energia solare ha superato tutte le altre fonti come contributo alla produzione elettrica dell’Unione. La capacità installata di rinnovabili in UE ha raggiunto 77 GW nel 2024, con un incremento annuo significativo (+17%). Di questi megawatt, 65,5 GW provengono dal solare e 12,9 GW dall’eolico: una distribuzione che spiega perché il sole abbia assunto il ruolo dominante nel mix.

L’Europa volta pagina: boom del solare, il gas russo sparisce e arriva la rivoluzione energetica
La dipendenza dal gas estero è ora molto ridotta: le importazioni di gas russo sono quasi azzerate. – adbve.it

La quota di rinnovabili nel profilo elettrico è salita a 47,3%, una soglia che ridisegna le dinamiche di mercato e la pianificazione delle reti. Il consumo finale di energia è diminuito del 3% rispetto al 2022, segno che interventi di efficienza e comportamenti di risparmio stanno avendo effetto. Un dettaglio che molti sottovalutano è la concentrazione geografica degli impianti: alcune regioni del Sud Europa accelerano molto più in fretta rispetto al Nord, con ripercussioni su rete e accumulo che i gestori segnalano regolarmente.

Emissioni, indipendenza e i conti degli investimenti

Sul fronte climatico i progressi sono tangibili ma non conclusivi: le emissioni di gas serra nell’UE sono scese del 2,5% rispetto al 2023 e sono inferiori del 37,2% rispetto ai livelli del 1990. Questi numeri collocano l’Unione sulla traiettoria verso l’obiettivo di riduzione del 55% entro il 2030 e la quota del 42,5% di rinnovabili nel mix indicata come target. Allo stesso tempo il rapporto evidenzia il disaccoppiamento tra crescita economica e inquinamento: il PIL è cresciuto del 71% rispetto al 1990, mentre le emissioni sono diminuite, segno che la crescita può avvenire con meno carbonio.

La dipendenza dal gas estero è ora molto ridotta: le importazioni di gas russo sono quasi azzerate, secondo i documenti comunitari, frutto di diversificazione degli acquisti e maggiore capacità di rigassificazione e stoccaggio. Per consolidare questi risultati la Commissione prevede che gli investimenti nel settore energetico oscilleranno intorno ai 695 miliardi di euro all’anno tra il 2031 e il 2040. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’impatto delle misure rilevanti sui costi delle bollette: interventi a breve termine devono dare sollievo, ma la strategia di fondo richiede infrastrutture, accumulo e ristrutturazione degli edifici.

La strada resta impegnativa: servono accelerazione delle installazioni, maggiore efficienza e progetti di rete per integrare le rinnovabili. Chi vive nelle città vede già pannelli sui tetti e punti di ricarica; nelle campagne i grandi impianti spostano la geografia dell’energia. È un cambiamento con effetti pratici sulla bolletta e sulla sicurezza degli approvvigionamenti, e molte decisioni prese in questi mesi peseranno per decenni.